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I make-up bio sono presenti ormai da anni sul mercato e hanno migliorato la loro qualità costantemente fino ad essere, ad oggi, prodotti che valgono quanto quelli classici, ma senza tutte quelle sostanze di sintesi che hanno sostituito con prodotti di origine vegetale.
Come dicevo negli ultimi anni il perfezionamento delle formule ha portato, ad esempio, ad usare candelilla e carnauba, due cere naturali che ricoprono le foglie di certe particolari piante. Il loro impiego nei prodotti protettivi per la pelle è ottimale, anche per la delicata pelle delle labbra.
Se controlliamo i prodotti che usiamo quotidianamente troviamo ingredienti che ormai sono abituali nella nostra considerazione di scelta e accettazione, per il modo in cui agiscono sulla nostra pelle: l’olio di cocco, il burro di karité, l’aloe vera o l’olio di mandorle, sono fra quelli che si possono dire immancabili tra gli ingredienti dei migliori prodotti bio.
Pensiamo a quando possa essere gradito l’uso di fondotinta in polvere, meno “pesante” di quelli in crema, ma perfettamente uniformante una volta disteso sulla pelle.
Oppure alle matite-occhi che sono, grazie proprio alla loro composizione vegetale, ben tollerate anche da chi ha problemi con occhi particolarmente sensibili o da chi indossa lenti a contatto, senza dimenticare la lunga durata.
Le cere e gli olii che abbiamo citato in precedenza si ritrovano anche nella composizione di mascara che sostengono bene la struttura delle ciglia e che non le danneggiano, anche sovrapponendo più strati di applicazione.
In ultimo parliamo degli ombretti, ma non certo per importanza: l’uso di pigmenti minerali aggiunge brillantezza e lunga durata, senza contare la delicatezza di impatto sulla pelle e per gli occhi.
Quando me se sarà data la possibilità vi informerò riguardo a prodotti bio di particolare buona qualità.
Non ricevo nessun tipo di corresponsione, né omaggi dalla citazione dei prodotti di cui pubblico notizie. Ne riferisco il nome e le qualità solo dopo aver valutato la presentazione fatta dalle case produttrici e i commenti da parte di chi ne ha fatto uso.
Spring-Summer 2022 Haute Couture
Quando l’eleganza si allinea al trascorrere dei tempi senza mai tradire se stessa.
Con un ingresso a dir poco sorprendente Charlotte Casiraghi ha aperto la sfilata di Chanel, entrando in passerella in sella ad un cavallo. Comincia “al passo”, poi cambia andatura e manda il cavallo al trotto in mezzo alle file di spettatori seduti, quindi esce al galoppo in un crescendo di sorpresa che ha coinvolto tutti i presenti.
Ecco il link del filmato che raccoglie la sfilata dei modelli presentati in passerella
Un altro splendido successo per la direttrice creativa della maison, Virginie Viard
Ma la storia dei “Baci Perugina” non è conosciuta a tutti. Sapete che, in origine, si chiamavano “cazzotto”? Pensate come sarebbe cambiato il destino di questo deliziosi cioccolatini, con quel nome. Certo, a San Valentino, sarebbe stato difficile dimostrare amore per chi li doveva ricevere.
Tutto comincia nel 1922 quando Luisa Spagnoli, la titolare, in tempi successivi, della famosa casa di moda, prende coscienza che nell’azienda “Perugina”, di proprietà di suo marito venivano sprecati ottimi ingredienti. Infatti, alla “Perugina”, la granella di nocciola e il cioccolato che non venivano utilizzati, venivano buttati via. Fu così che Luisa Spagnoli che, evidentemente, aveva già intuizioni da valida imprenditrice, suggerì di creare, proprio con quegli scarti, un cioccolatino a forma di pugno chiuso, un cazzotto appunto. Il prodotto finito è decisamente buono, ma il suo compagno e socio Giovanni Buitoni trova da ridire. Non sulla qualità del prodotto, no, ma per il nome: non era bello che un cliente chiedesse a un negoziante “Per favore, mi dà un cazzotto?”. Come dargli torto?
Il prodotto è dolce e racchiude bontà, così, pensa che ti ripensa, il “cazzotto” viene trasformato in “Bacio”. Lo staff di “Perugina” crea per i “Baci Perugina” un involucro argentato, si sceglie un’immagine illustrativa ispirata al dipinto “Il bacio” di Francesco Hayez. E poi la confezione del piccolo dolcetto contiene un “di più” che piace tanto quanto il cioccolato con le nocciole: il cartiglio. Il primo non brillava certo per romanticismo, ma piacque ugualmente al pubblico: sul biglietto era scritto “Meglio un bacio oggi che una gallina domani”.
Quel nome così romantico si presta bene anche per gli slogan pubblicitari: nel 1927 la pubblicità recita “In soli 5 anni la Perugina ha distribuito 100 milioni di Baci”.
I “Baci” hanno ormai superato i confini dell’Italia e dell’oceano e sono arrivati in America: nel 1939 nel negozio “Perugina” sulla Fifth Avenue di New York il “Bacio” viene presentato al pubblico statunitense.
Negli anni a seguire furono aggiunte le stelle sull’incarto che, in seguito, subì anche altre varianti non solo riguardo all’abito, ma anche agli ingredienti. Conobbe così coperture di cioccolato fondente e anche bianco.
Arrivati ai nostri giorni la veste più recente è stata disegnata da Dolce & Gabbana, la coppia di stilisti che ben rappresenta l’Italia nel mondo.
L’anno del centenario dei “Baci Perugina” porterà un’altra sorpresa al suo pubblico, una Limited Edition che verrà svelata proprio il giorno di San Valentino, il giorno in cui si celebra tutto il potere di dolcezza di un prodotto che pare ottenere solo gradimento senza fine.
Ho rispolverato un mio racconto, scritto un paio d’anni fa, che si adatta perfettamente a questa giornata. Ve lo propongo qui di seguito.
“Mi concessi un po’ di tempo per bere un sorso di cappuccino. La tazza scaldava le mani e il sole invernale si posava sul mio viso, con quel tepore che si ripete, nello stesso modo piacevole, solo nelle prime giornate di primavera.
A occhi chiusi mi godevo il cammino del liquido caldo che attraversava la gola e scendeva giù.
Un leggero urto alla mia sedia mi riportò alla coscienza dell’ambiente intorno.
“Mi scusi.”, mormorò la voce gentile della ragazza che aveva spostato la sua sedia, facendola sbattere contro lo schienale della mia.
Riportai lo sguardo sul cursore pulsante, sul monitor del computer portatile che ho di fronte. Mi fermavo spesso in quel bar. Era un posto luminoso, accogliente, dove la gente poteva fermarsi a un tavolo per lavorare.
La ragazza si sedette. Era in compagnia di un’amica.
“Racconta!”, la invitò la ragazza alle mie spalle.
“Cosa ti devo dire, Gaia? Sono sconvolta. Pensavo di aver ritrovato un mio equilibrio, invece i ricordi sono tornati a scuotermi la testa e lo stomaco e, in più, adesso mi sento responsabile per quello che potrà succedere ad altre ragazze.”
Cominciai a battere sui tasti del computer. Le parole delle ragazze potevano diventare il mio percorso di appunti per un’idea, per un soggetto da scrivere.
“Cosa è successo esattamente? Al telefono mi hai detto solo qualche frase smozzicata.”
“Il mio allenatore di allora … è tornato di nuovo in attività.”
“Ma non lo avevano allontanato?”
“Si, dopo lo scandalo che riguardava anche me. Ci avevano trovato nello spogliatoio e lui cercava di togliermi i vestiti di dosso. Io urlai e un’altra allenatrice entrò nella stanza e riuscì a fermarlo. Poi mia madre fece un gran casino e la federazione cercò in tutti i modi di soffocare lo scandalo, mandando via quell’uomo. Io avevo solo quattordici anni, sapevo solo che lui voleva fare qualche cosa che non volevo fare io. Avvertivo anche che quello che voleva fare era una di quelle cose che mia madre mi aveva sempre dipinto come “sporche”, ma ero ancora una bambina. Mi ricordo gli sguardi delle compagne di squadre, così compassionevoli da farmi sentire colpevole. Ricordo anche certi discorsi sussurrati da altre compagne, di poco più grandi di me, che parlavano di rapporti sessuali avuti nello spogliatoio con non so chi. Con il tempo i significati sono diventati più chiari, ma in quel momento non ero abbastanza “adulta” per capire.”
“Ma non potevi andare a giocare per altre società?”, chiese Gaia.
“Se si fosse trattato di società si, ma qui si parlava di Nazionale e le ragazze fanno qualsiasi cosa per arrivare a giocare nella squadra più importante di tutte.”
Ci fu un lungo momento di silenzio, a sottolineare che le ultime parole erano la spiegazione della realtà.
“Come mai è tornato?”, chiese Gaia.
“E’ cambiato il presidente della federazione, che già di per sé amava molto le ragazze giovani. Poi l’incarico di allenatore è stato dato ad uno che amava le ragazze giovanissime. E’ stato lui che, a sua volta, ha di nuovo preso, come aiutante, quello schifo d’uomo che aveva provato a …”
La voce si interruppe, prima di un altro silenzio prolungato
“Cosa vuoi fare, adesso?”, domandò ancora Gaia, con un tono di voce preoccupato.
“Non lo so, Gaia. Ho qualche idea, ma uscire allo scoperto provocherebbe tanta sofferenza a mia madre: ci ha messo tanto tempo a ritrovare la serenità. Sul serio, non saprei come affrontare la situazione. Però adesso sono una donna, non più una ragazzina e devo fare qualcosa, non posso aspettare che si ripeta quello che è successo a me … o anche peggio.”
“Ma come puoi fare?”
“Ho pensato tanto in questi ultimi tempi e credo che sceglierò la soluzione dell’incontro con lui. Lo affronterò, non più con le paure di una bambina. Adesso sono grande, sono una donna, ho raggiunto il massimo sia a livello sportivo, negli anni in cui lui non c’era, sia a livello lavorativo. Non ho più paura di fronteggiare un uomo.”
“Sei sicura di volerlo fare?”
“Sì. Andrò da lui e gli dirò di andarsene. Devono andarsene, lui e l’allenatore amico suo,”
“E se rifiuterà?”
“Cercherò qualcuno che voglia raccontare la mia storia. Magari qualcuno che preservi in mio anonimato. Spero di trovare una persona che mi ascolti.”
Alzai le mani dalla tastiera del computer. Il cursore continuava a pulsare, ma questa volta aveva lasciato dietro di sé la traccia dei segni, un racconto da pubblicare.
Le ragazze si alzarono, senza più pronunciare una parola.
Girai il capo quel tanto che mi servì a incontrare lo sguardo della ragazza che, fino a poco prima, era seduta alle mie spalle. Lei sorrise dolcemente e io ricambiai.
“Posso fare poco per la tua amica, soprattutto non posso cancellare il passato.” pensai, “Ma quel poco lo faccio volentieri. Spero che possa servire.”
Fonte immagine: Il Faro Online
(Fonte articolo e immagine: WIRED)
Cominciamo a preparare qualche piccolo addobbo per la Pasqua.
Questo primo lavoro (ereditato dal sito CreativeMamy), secondo me potrebbe essere creato anche con del cartoncino al posto della stoffa. Poi elaborato come una giostrina, di quelle che si mettono sulle culle dei bambini, mi spiego? Usando del filo da pesca potrebbe essere appesa al lampadario della stanza dove allestiremo il pranzo. Pensateci. Intanto pubblico il video.
CI SONO DEI GIORNI della nostra vita che non riusciamo a ricordare nella loro interezza. Giorni che paiono senza inizio e senza fine, sospesi nella realtà, solo perché, nella nostra mente, rimangono legati ad un flash, a certe immagini, singole e chiarissime, non legate a una temporalità. Non ricordiamo se quelle realtà, così corpose, siano accadute prima o dopo. Sono il nome proprio di quei giorni; sono la data, senza ore di riferimento. Ed è per quei pochi, arruffati ricordi che un giorno qualunque diventa un giorno indimenticato, con i margini che colano memorie tra il prima e il dopo.
Immagine – “Donna Moderna”
Io e Sara ci siamo conosciute una decina di anni fa, complice l’interesse di entrambe per il baseball. Da allora ci siamo incontrate periodicamente, in occasione di eventi sportivi, abitando in città diverse.
La sorpresa di scoprirla scrittrice non ha avuto mediazioni: lei comincia a pubblicizzare il suo primo lavoro e io, dopo un primo momento di stupore, corro a procurarmi il romanzo.
Scopro così che la Sara che conoscevo, mamma apprensiva e donna pratica, sa rivelare un aspetto di sé che è dolce, un po’ triste, ma forte e reattivo.
Mi sono immersa in quella lettura e mi sono sentita come se mi fossi seduta su una confortevole poltrona: era comoda, avvolgente. Sono bastate due pagine per entrare in sintonia con personaggi e situazioni.
L’inizio del primo romanzo di Sara, “Nei tuoi occhi”, non lascia spazio a una separazione dal racconto: cominci a leggere di Elise e vuoi sapere come va a finire. Il desiderio di sapere se una donna, con le sue difficoltà, ce la farà a ricostruire la sua vita è un po’ la necessità di ogni donna, il bisogno di sapere che si può fare.
Poi il mondo di Elise si popola di altre figure, diversissime.
L’accento francese dei personaggi viene letto dagli occhi, ma risuona nelle orecchie.
Le trame con i personaggi si leggono sulle pagine stampate, ma chi è la persona che scrive quelle parole? Conosciamola meglio
Perché hai cominciato a scrivere romanzi e perché proprio romanzi rosa?
La passione per la scrittura risale alla mia infanzia. Ho sempre amato inventare storie di ogni genere che tenevo solo per me. Con il tempo ne ho condivisa qualcuna con le amiche fino ad arrivare a quella che mi ha spinto fare “sul serio”.
Come crei le trame dei tuoi racconti?
Mi lascio ispirare direttamente dai personaggi. Parto con una idea di base che potrebbe arrivare da una scena vista nella vita reale oppure suggerita da un testo di una canzone, un oggetto, un “qualunque cosa” e inizio a scrivere ma il più delle volte i miei personaggi prendono vita deviando completamente da quel poco che avevo pensato. Li smetto di essere scrittrice e divento semplice spettatrice lasciando tutti a briglia sciolta.
I personaggi dei tuoi romanzo hanno un carattere deciso, ben definito. Nascono nella tua fantasia già così, oppure prendono corpo durante la narrazione?
Decisamente lungo la storia, li conosco con chi legge pagina dopo pagina tranne che per uno del mio primo testo per il quale ho preso spunto da una persona al tempo a me vicina.
Ti capita mai di avere invasioni da parte dei tuoi personaggi mentre stai lavorando, per esempio, fra i filari delle vigne?
Continuamente!
Mi parlano ovunque vada o sia mostrandomi scene e dialoghi che spesso fatico a scrivere perché magari sto lavorando oppure sono sotto la doccia. Sono dei gran chiacchieroni!
Come scrivi? Scrivi prima a mano o direttamente al computer? Quali sono i luoghi in cui ami scrivere? Hai un posto preferito?
Scrivo principalmente al pc anche se non disdegno il cellulare in caso di necessità. Il posto è indifferente, l’intuizione può colpire ovunque. Ma ho sempre bisogno del pc per mettere insieme i pezzi e sistemare il testo.
La “Maison du livre” è, fin da subito, un chiaro esempio di ambientazione motivata. Potevi scegliere qualsiasi altro tipo di attività commerciale, ma no, hai scelto una libreria. Perché?
Amo le librerie. Specialmente quelle dal sapore antico tanto difficili da trovare oggi. L’atmosfera, l’odore della carta, il fascino dei vecchi librai che lavorano con e per passione… Un vero sogno. In questo caso ho seguito Elise nella sua passeggiata, un momento tutto suo per riflettere e rilassarsi ed ho pensato: ” io, al suo posto, dove vorrei capitare?”. Non c’era niente di più perfetto, ma soprattutto nessuno di più perfetto per entrambe da incontrare.
Con il tuo primo romanzo, “Nei tuoi occhi”, hai intrapreso la strada del tema principale, cioè la scelta. Elise, la protagonista fin dalle prime pagine è costretta a scegliere per ricominciare. Perché proprio questo argomento?
Le scelte sono la parte fondamentale della nostra vita. Io le paragono agli scambi dei treni. Alcune sono dolci e facili da affrontare, altre brusche e violente. Tutte portano in strade diverse, nuove. Quello che è successo ad Elise. Una scelta difficile come quella del divorzio la porta a vivere una vita completamente nuova e forse impensata.
Qual è il punto di contatto e allo stesso tempo quello di separazione tra il primo e il secondo romanzo, “Oltre il destino”?
Io non credo che ci sia un punto di separazione. Elise racconta la sua storia, mentre chi gli sta accanto fa lo stesso, fino ad arrivare ad un “qui e oggi”. L’epilogo, al presente a differenza di tutto il resto la lascia con la certezza che la vita le riserverà altre scelte da fare e cose nuove da accogliere.
Chi è Nicolas?
Nicky è un amabile faccia tosta che entra a gamba tesa in una famiglia che, dopo tutto quello che ha passato, si ama e si protegge con forza destabilizzandone l’ordine. Porta con se un carico pesante e difficile da gestire. Ma non è l’unico. Anche Elise, Alexander e persino Luis faranno i conti con i loro demoni. Il tutto accompagnato da una voce d’eccezione.
Con questo secondo romanzo, “Oltre il destino”, hai esaurito la storia di questi protagonisti?
La vita che dai ai personaggi che si creano nella tua testa non ha mai fine. Loro vanno avanti in quello che potrebbe essere un universo parallelo. Ma potrebbero tranquillamente, un giorno, tornare e dirmi che hanno altro da raccontare, da far conoscere quindi non escludo spin off per nessuno. Ma questa parte di vita si conclude qui.
Ringrazio di cuore Sara e vi invito a leggere e a regalare i suoi romanzi. Buona lettura!
Ha 23 anni, è una piccola donna alta 1 metro e 43 centimetri e pesa meno di 50 chili. Ma è considerata la migliore ginnasta della storia.
Simone Biles ha superato tutti i record, sia femminili che maschili, nella storia dei campionati Mondiali di ginnastica: 25 medaglie, in totale.
5 medaglie olimpiche di cui 4 d’oro.
Ha aperto una palestra dove lei stessa si allena ed è, senza alcun dubbio, la ginnasta più conosciuta e amata in ogni parte del mondo.
E’ un’icona di volontà ferrea e professionismo. Due elementi ginnici da lei eseguiti hanno ottenuto la classificazione ufficiale nel codice di punteggi della ginnastica: il “Biles” alla trave per un’uscita in un doppio raccolto con due avvitamenti, che ha ottenuto il massimo valore di difficoltà di uscita dall’esercizio alla trave. Poi c’è il “Biles II” al corpo libero, che comporta un doppio salto raccolto con triplo avvitamento, a cui è stato assegnato il valore “J”, il più alto in assoluto nel codice, un salto ritenuto impossibile e che l’ha fatta entrare nella storia dello sport, nell’agosto del 2019.
Perché questa presentazione? Per dire che Simone Biles, esplosiva ginnasta americana, non è una persona qualunque. Ed essendo una delle grandi donne dello sport, ha usato la sua fama per denunciare la violenza sessuale subita dall’ex medico della squadra nazionale americana di ginnastica, Larry Nassar.
Ma non basta. Sicura di non poter essere estromessa dalla squadra nazionale, senza che il mondo si ribellasse a una eventuale decisione di quel genere, ha accusato la U.S.A. Gymnastics, la federazione nazionale, di essere complice di Nassar per aver permesso che la violenza di verificasse e per aver, successivamente, coperto i fatti. Nassar non era nuovo a questo tipo di abusi. Ritenuto colpevole, Nassar è stato condannato ad una pena durissima.
Il coraggio di una piccola donna (ma non solo lei) ha permesso alla giustizia di fare il suo corso, ma ha, soprattutto, interrotto un “sistema” di protezione del colpevole che partiva alla federazione americana, troppo preoccupata di evitare scandali piuttosto che di tutelare atlete giovanissime. Nassar ha confessato di aver abusato anche di bambine al di sotto dei 13 anni.
Simon Biles si è costruita un’immagine grazie alla sua eccezionale bravura e, dall’alto del gradino più alto nel mondo della ginnastica ha tuonato contro l’ingiustizia, ha sollevato il velo su uno sporco aspetto dello sport. Ha rappresentato al mondo quanto ancora, ai nostri giorni, le donne debbano convivere con gli abusi sessuali, con la lotta per il riconoscimento di diritti che non dovrebbero più essere una rarità, ma un diritto sacrosanto che tuteli quella parte di mondo che regala la vita.
Ho rispolverato un mio racconto, scritto un paio d’anni fa, che si adatta perfettamente a questa giornata. Ve lo propongo qui di seguito.
“Mi concessi un po’ di tempo per bere un sorso di cappuccino. La tazza scaldava le mani e il sole invernale si posava sul mio viso, con quel tepore che si ripete, nello stesso modo piacevole, solo nelle prime giornate di primavera.
A occhi chiusi mi godevo il cammino del liquido caldo che attraversava la gola e scendeva giù.
Un leggero urto alla mia sedia mi riportò alla coscienza dell’ambiente intorno.
“Mi scusi.”, mormorò la voce gentile della ragazza che aveva spostato la sua sedia, facendola sbattere contro lo schienale della mia.
Riportai lo sguardo sul cursore pulsante, sul monitor del computer portatile che ho di fronte. Mi fermavo spesso in quel bar. Era un posto luminoso, accogliente, dove la gente poteva fermarsi a un tavolo per lavorare.
La ragazza si sedette. Era in compagnia di un’amica.
“Racconta!”, la invitò la ragazza alle mie spalle.
“Cosa ti devo dire, Gaia? Sono sconvolta. Pensavo di aver ritrovato un mio equilibrio, invece i ricordi sono tornati a scuotermi la testa e lo stomaco e, in più, adesso mi sento responsabile per quello che potrà succedere ad altre ragazze.”
Cominciai a battere sui tasti del computer. Le parole delle ragazze potevano diventare il mio percorso di appunti per un’idea, per un soggetto da scrivere.
“Cosa è successo esattamente? Al telefono mi hai detto solo qualche frase smozzicata.”
“Il mio allenatore di allora … è tornato di nuovo in attività.”
“Ma non lo avevano allontanato?”
“Si, dopo lo scandalo che riguardava anche me. Ci avevano trovato nello spogliatoio e lui cercava di togliermi i vestiti di dosso. Io urlai e un’altra allenatrice entrò nella stanza e riuscì a fermarlo. Poi mia madre fece un gran casino e la federazione cercò in tutti i modi di soffocare lo scandalo, mandando via quell’uomo. Io avevo solo quattordici anni, sapevo solo che lui voleva fare qualche cosa che non volevo fare io. Avvertivo anche che quello che voleva fare era una di quelle cose che mia madre mi aveva sempre dipinto come “sporche”, ma ero ancora una bambina. Mi ricordo gli sguardi delle compagne di squadre, così compassionevoli da farmi sentire colpevole. Ricordo anche certi discorsi sussurrati da altre compagne, di poco più grandi di me, che parlavano di rapporti sessuali avuti nello spogliatoio con non so chi. Con il tempo i significati sono diventati più chiari, ma in quel momento non ero abbastanza “adulta” per capire.”
“Ma non potevi andare a giocare per altre società?”, chiese Gaia.
“Se si fosse trattato di società si, ma qui si parlava di Nazionale e le ragazze fanno qualsiasi cosa per arrivare a giocare nella squadra più importante di tutte.”
Ci fu un lungo momento di silenzio, a sottolineare che le ultime parole erano la spiegazione della realtà.
“Come mai è tornato?”, chiese Gaia.
“E’ cambiato il presidente della federazione, che già di per sé amava molto le ragazze giovani. Poi l’incarico di allenatore è stato dato ad uno che amava le ragazze giovanissime. E’ stato lui che, a sua volta, ha di nuovo preso, come aiutante, quello schifo d’uomo che aveva provato a …”
La voce si interruppe, prima di un altro silenzio prolungato
“Cosa vuoi fare, adesso?”, domandò ancora Gaia, con un tono di voce preoccupato.
“Non lo so, Gaia. Ho qualche idea, ma uscire allo scoperto provocherebbe tanta sofferenza a mia madre: ci ha messo tanto tempo a ritrovare la serenità. Sul serio, non saprei come affrontare la situazione. Però adesso sono una donna, non più una ragazzina e devo fare qualcosa, non posso aspettare che si ripeta quello che è successo a me … o anche peggio.”
“Ma come puoi fare?”
“Ho pensato tanto in questi ultimi tempi e credo che sceglierò la soluzione dell’incontro con lui. Lo affronterò, non più con le paure di una bambina. Adesso sono grande, sono una donna, ho raggiunto il massimo sia a livello sportivo, negli anni in cui lui non c’era, sia a livello lavorativo. Non ho più paura di fronteggiare un uomo.”
“Sei sicura di volerlo fare?”
“Sì. Andrò da lui e gli dirò di andarsene. Devono andarsene, lui e l’allenatore amico suo,”
“E se rifiuterà?”
“Cercherò qualcuno che voglia raccontare la mia storia. Magari qualcuno che preservi in mio anonimato. Spero di trovare una persona che mi ascolti.”
Alzai le mani dalla tastiera del computer. Il cursore continuava a pulsare, ma questa volta aveva lasciato dietro di sé la traccia dei segni, un racconto da pubblicare.
Le ragazze si alzarono, senza più pronunciare una parola.
Girai il capo quel tanto che mi servì a incontrare lo sguardo della ragazza che, fino a poco prima, era seduta alle mie spalle. Lei sorrise dolcemente e io ricambiai.
“Posso fare poco per la tua amica, soprattutto non posso cancellare il passato.” pensai, “Ma quel poco lo faccio volentieri. Spero che possa servire.”
INGREDIENTI per 4 persone:
16 fiori di zucca
3 zucchine
pane bagnato nel latte
formaggio grana
2 acciughe salate
pangrattato e burro
PREPARAZIONE:
Cuocere le zucchine al vapore, passarle al setaccio e amalgamarle con un po’ di pane strizzato, le acciughe spinate, dissalate, 4 cucchiai di grana grattugiato, mescolando il tutto con un cucchiaio di legno fino ad avere un ripieno omogeneo.
Raccoglierlo quindi in una tasca da pasticcere e con esso riempire i fiori di zucca, piegando le punte dei petali per chiuderli bene.
Accomodare i fiori di zucca in una pirofila rotonda, imburrata, pennellarli con burro fuso e cospargerli con un velo di pane grattugiato finissimo. Cuocerli in forno moderato per 15 minuti e alla fine passarli sotto il grill senza, però, farli bruciare.
Gli gnocchi di zucca sono un piatto davvero semplice da realizzare …. altro/more
Fonte: sito web http://www.ricettedellanonna.net/
E’ carinissima e si fa presto a prepararla. La base e la copertura sono fatte con i fogli di pasta frolla che si trovano in ogni supermercato e poi mele e marmellata di ciliege. E’ veloce come si conviene ai nostri intenti.
Ingredienti per 8 persone
1kg di mele
120 gr di zucchero di canna
2 rotoli di pasta frolla
1 uovo
mezzo limone
5 cucchiai di marmellata di ciliege
1 cucchiaio di maizena
burro q.b.
Preparazione
Lavare le mele, sbucciarle e togliere il torsolo. Tagliarle a cubetti e riunirli tutti in una ciotola. Irrorare con il succo di limone e la scorza grattugiata, lo zucchero e la maizena , lasciando il tutto ad insaporire bene per qualche minuto.
Imburrare una teglia da crostata e stendere sul fondo il primo rotolo di pasta frolla, livellando il contorno. Scolare le mele e allargarle sulla base di pasta sfoglia. Ricoprire tutto con la marmellata di ciliege.
Sull’altro rotolo di pasta sfoglia intagliare le forme per riprodurre la zucca. Quindi coprire, con la pasta frolla già intagliata, il composto che è già adagiato nella teglia, cercando di sigillare bene i bordi.
Spennellare la superficie della torta con un uovo sbattuto, quindi informare a 180 gradi per circa 40 minuti o fino a quando la superficie sia ben dorata. Quindi sfornare e lasciare raffreddare prima di consumare.
(Fonte immagine: Il club delle ricette.it)
Un primo piatto con un profumo e un sapore particolare come’è quello della cannella. Vale la pena perdere un po’ di tempo per preparare gli gnocchi.
Immagine – “Donna Moderna”
Ingredienti per 4 persone:
500 g di polpa di zucca
100 g di patate
130 g di farina
un albume
2 porri
un bastoncino di cannella
2 cucchiai di aceto balsamico
30 g di parmigiano a scaglie
30 g di burro
sale
Preparazione:
1 Affettate la zucca e cuocetela in forno già caldo a 200 ° per 20 minuti o fino a quando sarà morbida. Intanto, lessate le patate in acqua bollente salata per circa 30 minuti, scolatele e sbucciatele. Passate patate e zucca allo schiacciapatate raccogliendo il purè sulla spianatoia e impastatelo con 100 g di farina, una presa di sale e l’albume.
Formate lunghi cilindri del diametro di circa 2 cm, tagliateli a pezzetti ricavando tanti gnocchetti e passateli in un velo di farina.
Pulite i porri, affettateli e fateli rosolare in una padella con il burro e la cannella per 5 minuti. Salate, unite un mestolo di acqua tiepida e spegnete il fuoco.
Cuocete gli gnocchi in acqua bollente salata; quando saliranno in superficie, scolateli e trasferiteli nella padella con i porri. Accendete di nuovo il fuoco, unite l’aceto, lasciate insaporire il tutto per un paio di minuti e completate la preparazione con il parmigiano a scaglie. Lasciate sul fuoco ancora qualche minuto e servite.
Abbiamo parlato della zucca ed ecco pronta una ricetta veloce, perché noi siamo sempre di fretta. Una ventina di minuti e ed è pronto. Facciamo mezz’ora, dai!
Leggete poi la variante molto particolare che ho aggiunto alla fine dell’articolo.
E, come sempre BUON APPETITO!
Ingredienti per 4 persone:
300 gr di riso a cottura rapida
300 gr di polpa di zucca
1 porro
6 foglie di salvia
8 dl di brodo vegetale
2 dl di latte
40 gr di burro
½ bicchiere di vino bianco secco
2 cucchiai di parmigiano grattato
cannella in polvere
Preparazione:
Pulite il porro e tritatelo fine; tagliate la zucca a tocchetti e fatela soffriggere in una casseruola insieme al porro e 30 gr di burro per 5 minuti.
Unite il riso e fatelo tostare nel soffritto; bagnate con il vino, lasciatelo evaporare, coprite a filo con il brodo bollente e portate il riso a cottura unendo, poco alla volta, il resto del brodo bollente e, per ultimo, il latte.
Quando il risotto è pronto, aggiungete il parmigiano e un cucchiaino di cannella, mescolate e lasciatelo riposare, coperto, per 2 minuti.
Fate dorare le foglie di salvia in una padellina con il burro rimasto, trasferite il risotto su un piatto da portata riscaldato e guarnitelo con la salvia fritta. Servire subito.
Preparate il risotto come prevede la ricetta che ho pubblicato sopra, ma eliminate il porro. Alla fine, al momento di servire, aggiungere un amaretto (sì, proprio quei biscottini tipici alle mandorle!) sbriciolato sul risotto. Ricordatevi di farlo solo al momento di servire, altrimenti il biscotto si ammorbidisce troppo.
Un piatto dai sapori delicati, davvero ottimo da consumare sia a pranzo che a cena, come antipasto, contorno o secondo piatto … altro/more
La zucca è l’alimento autunnale per eccellenza ed ha numerose proprietà.
La zucca è un alimento che può essere adottato senza problemi nelle diete ipocaloriche e in quelle per diabetici. Infatti, grazie al bassissimo contenuto di glucidi e lipidi, ma con elevate percentuali di fibre, vitamine e sali minerali, per ogni 100 grammi di zucca abbiamo un apporto di sole 26 kcal circa.
La zucca è costituita per circa il 90% da acqua.
I vantaggi che l’introduzione della zucca nella dieta apporta sono molteplici. Il potassio e l’acqua favoriscono la diuresi. Aiuta a prevenire le patologie cardiovascolari. Contiene betacarotene che è un antiossidante, attivo contro i radicali liberi che rallentano l’invecchiamento cellulare. Inoltre, la zucca è ricca di Omega-3, utile per la riduzione di colesterolo e trigliceridi e per mantenere bassa la pressione. Inoltre le fibre contenute nella zucca sono un beneficio per il corretto funzionamento dell’intestino; mantengono a lungo il senso della sazietà. La zucca contiene anche il magnesio che aiuta a superare il disagio dell’insonnia e dell’ansia.
La cucurbitina, un amminoacido che si trova nei semi della zucca, ha proprietà vermifughe e antiparassitarie e si è rivelata essere molto utile nel combattere i disturbi delle vie urinarie.
Nella polpa della zucca si trovano vitamine che fanno anche molto bene alla pelle. Difatti di preparano facili, ma efficaci maschere e creme, anche casalinghe da applicare sul corpo, sui capelli e sulle unghie.
“Letter to you”, questo è il titolo dell’ultimo album di Bruce Springsteen. L’uscita è prevista per il 23 ottobre prossimo.
Nel frattempo sono state rilasciate due anticipazioni: “Letter to you”, la canzone che dà il titolo all’album e “Ghosts”.
Sonorità già conosciute ci trascinano dentro il mondo di un vecchio timbro rock che, non si può sbagliare, è uno Springsteen al 100 per cento.
“Ghosts” è una canzone dedicata a chi non c’è più, un po’ dura, un ricordo che vive nelle cose, ma la mancanza sta nell’anima e nel cuore.
“Letter to you” è più morbida, una confessione che finisce su una lettera. Per scriverla dice di “aver provato ad invocare tutto quello he il mio cuore trovava vero … Le ho scritte tutte con inchiostro e sangue … Ho scavato profondamente nella mia anima e ho firmato con il mio vero nome.”
Un bellissimo momento intimo e sincero. Questa è la canzone che, tra le due, mi è piaciuta di piu.
Gli anni passati hanno lasciato il segno sull’uomo che ballava “Dancing in the dark”, sul palco con la sua fan (Courteney Cox, la Monica di “Friends”). Rughe e capelli bianchi non vengono nascosti, ma esibiti, da lui e dagli uomini fedeli della “E Street Band”.
Hanno registrato in studio ma live, come se fossero sul palco, in un concerto. Cinque giorni per registrare tutto l’album.
E’ lo stesso Springsteen a confessare “quella che ne è venuta fuori è una delle più belle esperienze di registrazione che io abbia mai vissuto”.
Primo ottobre. Nella mente di chi, come me, ha una certa età, dire primo ottobre fa scattare subito il parallelo con “primo giorno di scuola”. Sì, perché quando io ero piccola la scuola aveva inizio, per tutti gli studenti e scolari d’Italia, proprio il primo giorno di ottobre. Quel giorno segnava la fine delle vacanze estive, niente più giornate a giocare con gli amici. C’era l’eccitazione per il nuovo anno scolastico, preannunciato dai nuovi libri (due: un libro di lettura e un sussidiario) che avevo già letto e riletto con quella voglia di conoscere che era già marcata, fin da quando ero piccola. C’era il nuovo grembiule, da indossare quasi come un vestito della festa: bianco con un fiocco rosa per le femmine e nero con il fiocco blu per i maschi. C’era la voglia di ritrovare le compagne di classe (compagne, sì, perché le classi erano divise in femminili e maschili). Dopo tanti mesi di separazione le guardavo, notando i cambiamenti della crescita e, sicuramente anche loro avranno fatto lo stesso con me, ma non me ne rendevo conto.
Si cominciava con le esercitazioni, per riprendere contatto con le abitudini scolastiche. La maestra (una sola, preparatissima in ogni materia), ci assegnava i compiti e, da quel primo giorno, quel primo ottobre, sapevamo che i nostri pomeriggi sarebbero stati dedicati, prima di tutto, allo studio.
Con gli anni cambiano i doveri, gli impegni, gli svaghi. Oggi vorrei che per me fosse di nuovo il primo ottobre di tanti anni fa. Voglio ricominciare a lavorare su questo blog, perché tante cose sono cambiate nelle mia vita. Voglio mettere a frutto le nuove nozioni che ho imparato, nel frattempo che questo blog, pur non ricevendo le mie attenzioni, ha prodotto risultati ottimi. So, quindi, che ho la capacità di fare bene questo lavoro e voglio farlo per me. Curare i blog, i siti di altri e trascurare proprio il mio … il calzolaio che va in giro con le scarpe bucate 😦
Decine di volte ho organizzato, modificato, riorganizzato il mio calendario editoriale, ma c’era sempre qualche cosa di più urgente da curare.
Voglio tornare indietro, voglio tornare a me, perché di progetti ne ho tanti e non voglio più rinunciare a metterli in pratica.
Dovrò trovare il tempo per fare tutto, ma mi conosco abbastanza per dire che ce la farò.
C’è in programma un altro sito parallelo a questo, una newsletter e … e poi si vedrà.
VI ASPETTO QUI.
CON ME.
Ingredienti per 4 vasetti da 250 ml
4 mele golden
50 gr albicocche secche
50 gr fichi secchi
50 gr gherigli di noce
30 gr uva sultanina
120 gr zucchero
120 gr miele
50 gr scorza di arancia biologica
60 dl vino bianco
2,5 dl aceto di mele
succo di un limone
5 grani di pepe
Preparazione
Lavate le mele, sbucciatele e tagliatele a dadini; tagliate a dadini anche le albicocche e i fichi secchi; spruzzate con il succo di limone.
Sbollentate la scorza d’arancia sbollentata e fatta a pezzetti. Fate bollire per 10 minuti l’aceto di mele, il vino bianco, lo zucchero, il miele e i grani di pepe pestati; aggiungete la frutta preparata, la scorza d’arancia,l’uva sultanina e, dopo 5 minuti, i gherigli di noce. Cuocere per un minuto.
Scolate la frutta conservando lo sciroppo, trasferitela in vasetti di vetro sterilizzati e asciugati con cura, ricopritela con lo sciroppo bollente, chiudete e fate raffreddare.
Lasciate riposare la composta per almeno 2 settimane in un luogo fresco, prima di consumarla. Si conserva per un mese in frigorifero.
E’ un attimo accompagnamento agli arrosti.
UN CONSIGLIO
Una variante per avere una composta ancora più ricca di sapore: dopo aver scolato la frutta a fine cottura, unite 2-3 cucchiai di miele di fiori d’arancio. Mescolate bene, coprite il recipiente e lasciate macerare la frutta per circa 30 minuti prima di metterla nei vasi e versarvi sopra lo sciroppo.
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Ingredienti per 4 persone
Un coniglio di circa 1,200 kg, tagliato a pezzi
250 gr di funghi freschi misti
25 gr di funghi secchi
1 dl di vino rosso
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
qualche foglia di salvia
una cipolla piccola
sale e pepe
Preparazione
Mettete i funghi secchi ed ammorbidire in acqua tiepida. Intanto pulite i funghi freschi, tritate la cipolla e le foglie di salvia, fatele imbiondire in una casseruola con l’olio, unite i pezzi di coniglio e fateli rosolare , girandoli, finché prenderanno un colore dorato. Bagnateli con il vino e lasciatelo evaporare.
Salate e pepate la carne, unite i funghi freschi tritati insieme a quelli secchi ben strizzati, bagnate con un mestolo d’acqua di ammollo dei funghi filtrata e continuate la cottura su fuoco basso e con il coperchio per circa 50 minuti.
Trasferite il coniglio su un piatto da portata, copritelo con i funghi e servitelo caldissimo.
Accompagnate questo piatto con patate arrosto profumate con la salvia.
Ingredienti per 4 persone
100 gr cipolla rossa
100 gr vino bianco secco
aglio
alloro
mezzo limone
1/4 di dado di pollo
burro
olio d’oliva
aceto bianco
4 grani di pepe bianco
Preparazione
Affettate a velo la cipolla e fatela appassire lentamente in 10 gr di burro, unendo anche mezzo spicchio di aglio pestato; aggiungete successivamente una foglia di alloro, i grani di pepe, due rondelle di limone con la scorza, la quarta parte di un dado per brodo ed il vino bianco.
Mescolate con cura, incoperchiate e lasciate sobbollire a fiamma minima per 10 minuti. Levate quindi il recipiente dal fuoco, levate le due fette di limone e la foglia di alloro, aggiungendo una cucchiaiata di aceto. Versate tutto nel vaso del frullatore e frullate alla massima velocità per poco più di un minuto, fino a quando avrete ottenuto un composto abbastanza cremoso e omogeneo. Rimettetelo nel recipiente di cottura e, se fosse risultato troppo liquido, fatelo asciugare leggermente al fuoco; se invece sarà troppo denso diluitelo con poco brodo caldo.
Naturalmente al posto della cipolla rossa si può usare quella bianca, con il risultato che la salsina anziché rosa sarà di un bianco avorio, ma di sapore altrettanto stuzzicante e ugualmente gradevole.
Questa salsa è ottima calda con carni o pesci impanati e fritti.
Ingredienti per 4 persone
1 kg di seppie
5 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cipolla
1 peperoncino verde
500 gr di patate
aceto di vino
prezzemolo
sale e pepe
Preparazione
Pulite le seppie e tagliatele a listarelle. Fate rosolare in una padella con 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva un cipolla tritata e un peperoncino verde a cubettini. Unite le seppie e, dopo qualche minuto, le patate tagliate a pezzi.
Spruzzate tutto con aceto di vino e fatelo evaporare.
Coprite il recipiente e cuocete per 45 minuti, finché le seppie saranno tenere. Salate e pepate, spolverizzate con abbondante prezzemolo tritato e servite.
Forse un pochino complicata per le principianti, ma bellissimo l’effetto di questa lavorazione.
Tagliatini co’ ceci
Pe’ 4 persone:
300 gr di ceci cotti
150 gr di pumodori
‘no spicchio d’aglio
‘n pochina di cipolla
‘n gambo di sedano
‘n rametto di ramelino
du’ rametti di persemolo
olio extra vergine d’oliva
sale, pepe e peperone pizzicoso quante ce ne vole
Pe’ la pasta:
du’ ova
400 gr circa di farina
S’impasta al sfoglia, si stende coll’ansagnolo e ‘ntanto che s’asciuga si mette ‘n una pentola ‘na bella conditura d’olio e ci si fa soffrigge’ tutto l’odori. Quando cominceno a colorissi ci si mette ‘pumodori, l’sale, ‘l pepe e ‘l peperone. Quando so’ cotti ‘pumodori ci si mette ‘ceci e ‘na tazza s’acqua. Doppo ‘nsaporiti si passeno col passatutto, lasciandoli ‘n pochi ‘nteri, poi si ripiena la pentola coll’acqua che ci vole. Da ultimo ci si mette ‘l ramelino, si fa bolli’ ‘n antro po’ poi si coce la sfoglia tagliata fina fina